mercoledì 15 gennaio 2014

Lo Hobbit- La Desolazione Di Smaug- recensione

Partiamo dal presupposto che questo seguito è di molto superiore al primo. Se lo guardiamo in paragone a quello, che non scorre, che è abbastanza inutile e che poteva tranquillamente essere incorporato al secondo tagliando praticamente tutto il film e lasciando solo la parte del reclutamento e quella in cui Bilbo trova l'anello, allora possiamo dire che è molto appassionante.
Sin dall'inizio i poveri nani si trovano a dover scappare da questo fantomatico Orco Bianco, che nel libro non esiste e si rifugiano nientemeno che nella casa di un mutaforma gigantesco, che siccome odia più gli orchi dei nani, decide di fornirgli i cavalli per percorrere i faticosissimi venti metri fino al bosco degli elfi più mal tenuto di tutti i tempi. Dama Galadriel sarebbe rabbrividita di disgusto nel vedere le ragnatele che lo affollano. Qui il nostro Gandalf da prova di essere lo schiavetto della signora elfica o in gioventù l'amante, e in un colloquio semi-mentale con la bella dama parte per una missione in solitaria, lasciando i poveri nani ad affrontare un magico sentiero che scompare e riappare, un'aria mefitica probabilmente utilizzata per la droga di tutti gli elfi che vi abitano e che fa venire simpatiche allucinazioni ai nostri eroi. Qui ci imbattiamo prima in un branco di schifosissimi ragni giganti, che mi portano a domandarmi per quale assurdo motivo in qualsiasi film tratto da un libro di Tolkien ci debbano essere ragni giganteschi, e poi in una guardia di elfi guidati da niente popò di meno che il nostro bel Legolas dai capelli biondi! Indovinate? Nel libro originale il nostro affascinante elfo che non si scompone mai, è citato a margine e di sfuggita, ma non ha un ruolo attivo nella storia. Il nostro regista, deciso a vendere e a far salire il numero degli spettatori, ha deciso di riesumare Orlando Bloom e di rimetterlo in pista con più trucco, più cattiveria e lenti a contatto ben visibili nei primi piani del nostro elfo. Per non parlare della bella Tauriel, che pare cotta di Kili, un nano piuttosto affascinante e "alto" della compagnia, nipote del re nano e quindi terzo in linea di successione al trono della tanto sospirata Montagna Solitaria. Mica scema l'elfetta, che tra i suoi boschi non è altro che una delle tante guardie del Re elfico, mentre col nostro bel nano, riuscirebbe ad entrare a far parte della cerchia regale, nonostante gli ovvi problemi tecnici di riproduzione. Penso che vedendo questa infelice coppia in molti si siano domandati cosa possa venir fuori dall'incrocio tra un nano e un elfo. Continuando abbiamo la mirabolante fuga della compagnia dalle segrete elfiche, costellata di azioni fantasmagoriche, nani che saltellano nei barili, spade lanciati e nemici uccisi nei modi più fantasiosi che il regista abbia potuto immaginare. Ci viene qui riproposta la brutta copia della scena del "Signore degli Anelli" in cui Legolas pattina giù dalle scale su uno scudo rovesciato e scaglia frecce a ripetizione. Insomma in qualche modo i nostri nani fuggono e si ritrovano stivati in barili pieni di pesce, alla volta di Pontelagolungo. Una cittadina triste e abbandonata dal nome improbabile, nelle mani di nientemeno che il pro-nipote di colui che non è riuscito ad uccidere Smaug ai suoi tempi e che è caduto in disgrazia. Qui il nostro bel nano Kili accusa la ferita infertagli da una freccia degli orchi ed è praticamente in fin di vita, quando arrivano Legolas e Tauriel, lui all'inseguimento degli orchi che hanno osato infangare il suolo della sua casa, lei all'inseguimento del suo nano fuggiasco. Una volta trovato ci delizia con la sua idiozia prima di curarlo con una battuta a dir poco umiliante e una scena di tristezza infinita durante la cura, quando sembra che il povero nano veda in lei la Madonna. Comunque la loro storia d'amore è quasi più tollerabile di quella tra Aruwen e Aragorn, almeno loro sono divertenti. Il culmine del film lo abbiamo, quando Legolas, il nostro arciere dalla mira infallibile, decide di fare a pugni con un orco guercio e non solo si scompiglia i capelli nella lotta, ma le prende di santa ragione e si fa sanguinare il naso. Ferito nell'orgoglio il nostro eroe decide quindi di ingaggiare un inseguimento a cavallo, quando avrebbe semplicemente potuto scagliare una delle sue frecce e porre fine alla situazione. Chiaramente tutto inventato, ma apprezziamo lo sforzo del regista di farci sorridere con questa scena. Dopo di che i nani riescono ad entrare nella Montagna Solitaria, mandando Bilbo a morire nelle grinfie di Smaug. Lo Scassinatore da buona prova di se e non si fa incenerire dopo due secondi, ma davanti all'infinita distesa di monete e altri tesori, viene spontaneo domandarsi come sia possibile che lo hobbit possa trovare l'archengemma, considerando che non ha idea di come sia fatta. Ma Bilbo è uno Scassinatore di buone maniere e instaura una conversazione con Smaug, dalla quale riesce ad uscire vivo. Ora è il drago ad essere messo in ridicolo, considerando che non riesce a far fuori un mucchio di nanetti, senza prendere pietre in testa e farsi colare oro liquido addosso. Intanto Gandalf ha pensato bene di farsi catturare dalle prime armate di Sauron, che non si sa per quale motivo è più potente ora di quanto lo sia mai stato nel Signore degli Anelli e addirittura si palesa in un attacco allo Stregone Grigio. Potremmo far partire molte domande da questo sfoggio di potere, ma decidiamo di lasciar stare, perchè altrimenti dovremmo mettere in discussione la bellezza di quattro film. Alla fine Smaug, che si è stancato di giocare coi nani e rendersi ridicolo, decide di sfogare tutta la sua rabbia e la frustrazione sugli abitanti di Pontelagolungo e ci delizia con una mancanza di vocabolario, che non ci saremmo mai aspettati. Nel complesso, evitando di menzionare le assurdità della trama, le aggiunte fantasiose del regista, posso dire che il film è divertente, piacevole ed emozionante. Ti tiene incollato allo schermo e non ti penti del biglietto pagato al cinema neanche per un istante. http://www.youtube.com/watch?v=BgZ0S3vPDcs

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